La tradizione spumantistica italiana nasce in Piemonte intorno alla metà del 1800, in quel di Canelli, utilizzando nel tempo uve provenienti da altre zone: OltrePo Pavese in primis.
Negli anni a venire questo prodotto abbraccia un pubblico sempre più ampio, fino alla grande diffusione dei recenti anni ’80 e 90’, sostenuto da réclame che raccontano di presidenti, donne ricche ed eleganti, feste “per molti, ma non per tutti” e di grandi momenti accompagnati dall’immancabile coro gospel.

Oggi è ancora presente il binomio festa bollicine?
Si, ma non solo e con spumanti molto diversi.
Oggi lo spumante è sinonimo di convivialità a tutto tondo, dall’aperitivo rinfrescante al pranzo di lavoro fino alla cena gourmet di otto portate.

I nostri produttori negli anni 90′ vollero intraprendere una nuova strada, volta ad eliminare una debolezza; la mancanza di vigneti atti a produrre nel territorio le uve da spumante: Pinot nero e Chardonnay.
È così che, con la supervisione della Regione, venivano impiantati i primi 18 ettari sperimentali per produrre uve destinate alla spumantizzazione.

Inizia quindi il precorso che, negli anni e con molto lavoro, ci porta all’attuale DOCG Alta Langa la quale prevede un disciplinare molto rigido per ottenere una bollicina fine e persistente e ampiezza di profumi come frutta secca, pasticceria, crosta di pane, addirittura miele.

La zona di produzione delle uve comprende comuni in tre province (Cuneo, Asti e Alessandria) appartenenti ad una lunga fascia collinare, sita quasi tutta alla destra del fiume Tanaro.
E’ escluso il territorio dei grandi Nebbioli dove le uve maturano molto per ottenere le caratteristiche dei vini base per lo spumante.

Ecco che il fattore climatico diventa determinante tanto che il disciplinare prevede un’altitudine minima di 250 metri per i vigneti, trovando di fatto molta produzione anche a 500 metri e oltre. Questo consente di sfuggire ai picchi di maturazione permettendo di posticipare la vendemmia anche di due settimane.
Fermo restando la provenienza delle uve, l’Alta Langa DOCG può essere prodotto nell’intera Regione Piemonte: per i vini più giovani l’affinamento in bottiglia minimo è di 30 mesi (36 per le Riserve), ma oggi sono disponibili spumanti anche con 100 mesi di permanenza sui lieviti, ogni vino è millesimato.

Con le attuali 45 etichette di Alta Langa e 155 cuvée prodotte, disponiamo di una grande varietà interpretativa, dal vino più facile e di pronta beva a quello di grande complessità e struttura.

Questa ricchezza permette svariati abbinamenti di sicuro successo e divertimento: proviamo a suggerirne alcuni, raccomandando una temperatura di servizio tra i 6 e gli 8 gradi; per i vini più complessi anche 10 gradi.
Non possiamo che iniziare dal Tartufo Bianco d’Alba e dai Tartufi neri estivi: la delicatezza della battuta al coltello con tartufo ben si sposa con un Alta Langa a base Chardonnay con affinamento di 30/36 mesi mentre i piatti che prevedono “grassezza” con uova, fonduta e i classici tajarin al burro possono trovare pulizia e armonia con spumanti più affinati e in blend con Pinot nero.
Il vino non soverchierà il piatto e il tartufo potrà esprimere indisturbato i suoi aromi.

Gli aperitivi accompagnati da finger food trovano nell’Alta Langa un compagno formidabile, ogni boccone può essere accompagnato dalla bollicina che allo stesso tempo prepara la bocca all’assaggio successivo.
Un percorso gastronomico tipico del territorio potrà evolversi in crescendo con gli antipasti accompagnati da un millesimo “giovane” per passare a spumanti di media struttura con i primi piatti ed arrivare alle riserve di 100 mesi a base di Pinot nero che possono accompagnare addirittura i secondi piatti di carne.
Altro nostro caposaldo della cucina, il fritto misto, è candidato perfetto all’abbinamento con l’Alta Langa.

Il consorzio dell’Alta Langa DOCG, guidato del nostro Cavaliere Giulio Bava, si è arricchito negli anni di sempre nuove cantine; l’ultimo evento di presentazione presso il museo di Italdesign ha visto la presenza di 1200 operatori professionali dall’Italia e dall’estero e anche il debutto della nuova presidente del Consorzio, Mariacristina Castelletta.

di Ugo Venturino